La Duchessa di Galliera, o meglio Maria Brignole Sale de Ferrari, fu l’ultima proprietaria della villa (con annessi giardini e parco), situata all’estremo ponente della citta’, per la precisione a Voltri, ultima localita’ nella cinta urbana di quella che viene chiamata la grande Genova.
Dal 1931 è in uso al Comune di Genova, inizialmente in affitto e poi in proprietà, tranne il palazzo e l’antistante giardino. Nella villa ha oggi sede una scuola elementare.
Io non so se siano 25 o 32 ettari, come ho trovato scritto in rete, ma quello che posso dire e’ che girarla tutta e’ veramente impossibile. Altre volte l’avevo visitata, ma arrivando in auto, in alto, dove di trova il Santuario, e mai spingendomi sino in fondo.
Ieri sono partita dal basso, arrivando appunto sino al Santuario, per vie e viuzze, e tornando invece indietro per la strada diritta, ma comunque quasi 5 ore non sono bastate a vederla tutta. Ho incontrato dei padiglioni (che leggo in rete restaurati con i fondi delle colombiane nel 92, ma oggi chiusi al pubblico, chiamati Caffe’, Castello e Latteria) con finestre sbarrate, o vetri infranti o porte aperte a lasciar vedere all’interno sedie accatastate. Ho trovato in rete anche un articolo dell’anno scorso che riporta il fatto di alcuni volontari di un’associazione che si occupava della villa, che hanno trovato devastati i padiglioni e si sono un po’ depressi, e forse abbandonato il lavoro di volontariato nella villa.
Nessuna cascatella d’acqua, cosi’ come riportano alcuni articoli dello scorso anno. Purtroppo la vastita’ del parco comporta costi inimmaginabili di gestione, per cui partendo dal basso si trovano i giardini davanti alla villa, con fontana in buono stato, poi salendo nel parco, molti cadaveri di statue, relitti di fontane, marmi, merletti in cemento che servivano a delineare stradine, accatastati ai bordi delle vie. La zona dove sono i daini e le capre sono in buono stato.
I muri esterni che delineano i giardini portano ancora le tracce di mosaici con pietre verdi, rosse, gialle. Solo le tracce purtroppo. Archetti in mosaici di piccole pietre che paiono chicchi di riso da tanto e’ minuscola la lavorazione. Avevo con me la macchina fotografica da documentazione, quindi niente belle foto, ma solo una traccia della giornata.
casa abbandonata, ma bellissima
questo il cielo ieri sopra Genova
un po’ di colori
corbezzoli (un po’ per me, un po’ per i daini)
i daini
un gatto nero
uno scorcio dei giardini sotto la villa
altri colori
una mutazione
olive
casa bellissima e abitata
ostaia du santu (che se volete solo un panino, non e’ contento)
a guardar su non si vede la fine
e questo qui cosa ci fa?
strada che arriva al santuario (con maledetta luce parassita)
capretta testa di minchia che ne ha fatta cadere una piccola
ulivi
musica
Slasch16 ha detto:
bello, bello. Qui e’ tutto grigio, anche gli alberi abbiamo grigi.
cptuncino ha detto:
bellissimo Zias
micaela72 ha detto:
Leggevo e pensavo: ci starebbe bene “Genova per noi”…
Zia, mi ha fatto venire in mente un ricordo che era evidentemente in un cassetto dimenticato della memoria… Un bel ricordo… Ci sono stata, la Marti era piccola e l’abbiamo portata a vedere le pecorelle…
Che bello…
ziacassie ha detto:
…caprette
nonnacarina ha detto:
Molto bello, son proprio così le domeniche che piacciono a me.
micaela72 ha detto:
Sì, vero, le caprette, tanto che ci siam messi a cantare “Heydi, Heidy, ti sorridono i moooonti”…
RosiPoli ha detto:
il pride quest’anno sarà a Genova. Magari mi consiglia qualche posto per dormire dove non si paghi molto ma non mi ritrovi con la camera allagata come è successo a Roma.
Ma lei che fa? Mi racconta anche lei le sue fatine?
Ne ha?
Sono sotto il post della luna.
irazoqui ha detto:
una volta “o santo” o l’ea differente.perchè, intanto, a gestirlo non gh’ea sto tipo chì, ma un atro, un tale che assomigliava tal quale a charles aznavour e la cui famiglia abitava casa e ostaia dalla fine del 1500.
e allora, figgieau, o l’ea tutto un beive gazzosa e mangiar pane e salame.
verso la metà degli anni ’90 l’original santo ha ceduto. e niente è ciù staeto comme primma.