Ieri sera – o meglio notte – mi pareva di essere ricaduta nelle pagine di questo blog, quelle a “modalità caro diario”.
Sono ripiombata nello sconforto più nero, il rododentro è tornato a mordere le viscere.
Una sensazione che da tempo non ricordavo, credevo di averla persa per sempre.
Pensavo che una donna di sessantanni non si dovesse sentire come un’adolescente in crescita.
Tutti a fanculo i propositi dell’estate: la palestra, le alzate presto, le camminate, il mangiare un po’ meno.
Tutto perché ogni anno che passa divento sempre più meteoropatica: sono bastati 15 giorni di assenza di luce all’uscita del lavoro, di camminate nel buio, di due domeniche con la pioggia, di un maglione sotto la giacca (e siamo a 10°, non a meno 10) per precipitarmi nell’angoscia più nera.
In una sera nella quale il sonno tarda ad arrivare, un’ora di veglia per ripropormi tutti gli errori del passato, il non fatto, il promesso e non mantenuto, l’analisi della situazione odierna, i luoghi non visitati, i morti.
Complice la visione di Revolutionary Road (brutto film ma spessissimo romanzo che mi ricorda ogni volta che lo leggo, quanto basti poco a non capirsi e a precipitare nel buco di Alice, senza possibilità – al contrario di lei – di risvegliarsi sotto un albero in fiore) e due parole, grandi speranze, come commento a una foto di quarant’anni fa, e si è risvegliata la consapevolezza.
Invecchiare vuol anche dire rendersi conto che il tempo corre, ma tu passi più tempo a guardarti indietro pensando a com’era, che a guardare avanti, dove, di tempo, ne vedi meno.
Passerà, mi dico, come passa tutto.
D’altronde, ricordo il primo con f., quello di trent’anni fa, quello in cui dicevo “non mi piace l’autunno, non mi è mai piaciuto”.
Si invecchia e la notte e il buio ricordano la morte.
A un anno, a chi mi diceva buona notte stringevo i pugni e urlavo “no… nottennno”: la notte mi portava dolori alle gambe e insonnia.
Poi la notte ha portato le uniche uscite possibili, dopo il lavoro.
La notte ha portato le stelle sdraiata sulla spiaggia, gli amori, gli amici.
Adesso la luce e il giorno mi portano desiderio.
La notte? no… la nottennno.
(*) La notte – Adamo